Duemilaventi motivi per parlarne, il catalizzatore dei talk show è sempre lo stesso, lo spauracchio di ogni Debito Pubblico.
Un vero e proprio voto di fede e quello che si chiede ai Governi i quali devono decidere se attingere a piene mani dai fondi messi a disposizione con il MES.
Il Fondo Salvastati ritorna di attualità dopo che il Premier Conte, autore dell'ennesimo sequel della collana dei DPCM, ha risposto ad alcune domande accuratamente selezionate. A margine della della presentazione del tredicesimo Decreto a partire dallo scorso febbraio, a reti unificate nella prima serata del 18 ottobre, il Primo Ministro ha risposto in modo talmente costruito da fare male, quasi a livello epidermico.
Il ricorso allo strumento finanziario più discusso di questi ultimi anni, specialmente dall'inizio della pandemia globale, non è un priorità del Governo ha spiegato: "Mes non è una panacea. È un prestito che non finanzia spese aggiuntive, ma spese già fatte".
L'estratto dipinge ciò le opposizioni sostengono da sempre, evitare di prendere la sedia, salirci e metterci il cappio attorno al collo.
La sua lettura non si ferma qui: "I soldi del MES sono dei prestiti e non possono finanziare spese aggiuntive. Se prendiamo i soldi del Mes dovrò intervenire con nuove tasse e tagli di spese".
Insomma un buon padre di famiglia che avvisa i discoli che lo circondando e gli tirano la giacchetta, ammonendoli... se ci si infila lì non si torna indietro. Questo Governo non se lo può permettere ovviamente, lentamente si spoglia di pezzi, perde consensi interni e le basi delle due anime che lo compongono si allontanano sempre più.
Le frange moderate del PD e del M5S le stanno provando tutte, ma il matrimonio, già consumato, del Governo giallo-rosso sembra pian piano perdere di passione. Ammainate le vele della propaganda, ottenuta la vittoria del Sì al referendum, adesso i grillini devono fare i conti con la necessità di creare una proposta di Governo, elemento di difficile realizzazione per un partito ancorato ancora oggi a dinamiche di fluttuazione al ritmo di sondaggi e di difficile spartizione delle poltrone. Al vertice del partito del popolo, ossimoro tutto italico il reggente Crimi, avulso dalla politica, burattino afflosciato abbandonato a se stesso da un sempre più assente duo Grillo-Casaleggio Jr.
Dall'altra parte il mondo di centro sinistra sembra sempre più immerso nella nebbia, troppi ex la fanno da padrone tutt'intorno, Calenda si candida a Roma cercando consensi nel PD e sfidando la Raggi, Renzi fa la ramanzina al Premier e al Governo mentre il segretario di partito si trova nell'imbarazzo di dover gestire il più grande collasso della storia del suo partito.
Così Casalino, poco lontano da Conte ad ogni diretta nazionale, detta i tempi di un Governo che assume sfumature sempre più chiare sulla guida populista e poltronara, quasi a voler scimmiottare la politica delle destre europee dalle quali entro i confini dichiarano di volerci difendere.
Il giallo del partito più giallo della politica risiede proprio nello scollamento tra guida partitica e azioni del Governo di cui ne è faro: Di Maio è oggetto estraneo, dopo aver rinnegato le sue origini, risucchiato in meccaniche di politica nazionale che lo lanciano di diritto nel novero dei papabili omicidi della sua stessa agenzia interinale. Il ritorno di Di Battista dell'esilio forzato, tra bar, viaggi e video-tutorial non fa che confermare come qualcosa non stia funzionando, sono saltati gli schemi, hanno di fatto abbandonato gli ormeggi della nave che naviga a vista nel mare della politica. Smarrita la bussola del ricambio, del sangue nuovo nelle vene della macchina burocratica, si sono fatti beccare ingordi e il colesterolo schizzato alle stelle li blocca seduti su scranni, ormai spogli di valore.
Questa lettura è rafforzata proprio dalle parole di Conte, afferma il suo status di Primo Ministro 5 Stelle, alla faccia dell'uomo avulso della politica, integerrimo professionista svincolato da legami di partito. Senza se e senza ma, propone un modo nuovo di leggere questa inefficienza e improduttività governativa che viene rimproverata da opposizione, mondo sociale e analisti. L'incapacità dell'elaborare e attuare un piano, dall'inizio della pandemia, febbraio appunto, ad oggi, è il risultato di una distorsione forzata della realtà che si percepiva nel paese. Referendum, incentivi sull'acquisto di monopattini, bonus vacanze e tutte le altre superflue azioni perpetuate in questi mesi hanno distolto l'attenzione dell'opinione pubblica dal problema, tolto dall'imbarazzo del dover fare del quale l'esecutivo si è dimostrato in preda al panico, nel dover gestire. Il modello Italia non esiste, non è mai esistito e mai esisterà, aver di fatto posticipato l'emergenza, non fa di noi un esempio da seguire.
Questa lettura è avvallata dal fatto che tutti siamo nelle stesse esatte condizioni oggi, tutto il mondo... la differenza è da che parte si volge lo sguardo e cosa si vuole vedere. Vi sono lockdown parziali in Australia, Germania, Francia, così come gli Stati Uniti e il Brasile si rifiutano di accettare l'evidenza, in Corea del Nord ci "assicurano" non ci sia nemmeno un caso, mentre non si hanno numeri certi su India, molti paesi del continente africano e Russia. Sembra dover arrivare un vaccino domani, magari giusto per scartarlo sotto l'albero la mattina del 25, salvo poi leggere di scarse possibilità entro il 2021, anche qui le notizie sono soltanto pilotate, volte a spronare un mercato o richiamare all'ordine l'indomito gregge.
La differenza da febbraio ad oggi è una sola, le aziende che hanno chiuso, non riapriranno più, la forbice di produttività con il resto dell'Europa si è allargata, l'Italia si è impoverita.
Da queste certezze non si prescinde, la criticità odierna è sanitaria, non leggendo i numeri ovviamente:
Aumentano i contagi, sì ma sono decuplicati i tamponi rispetto ai mesi precedenti, oltre il settanta percento dei nuovi casi sono asintomatici, la percentuale di terapie intensive è sotto controllo dalla martoriata Lombardia sino all'eccellenza della Campania.
I numeri spaventano meno delle tendenze, un'accentuazione è fisiologa a seguito di un lockdown, quello che è endemico è invece il gap creatosi a livello economico.
Il fatto di incollare alla tv gli italiani e snocciolare dati confortanti sull'economia italiana, fiore all'occhiello della comunità europea, risulta un'opera di ingegno propagandistico d'altri tempi: "Peraltro il terzo trimestre che si è appena concluso, segnala una ripresa vigorosa a beneficio del nostro Paese, migliore di quella Francese, Tedesca e Spagnola".
Le parole di Conte però sono altro, criminali, nella forma e nella sostanza.
Come poter paragonare un trimestre ad uno di lockdown? Partendo tutti da zero sarebbe stato un risultato, ma solo noi eravamo tornati indietro in quel perverso gioco dell'oca, accomodandoci al via, lasciando scappare in avanti tutti i nostri competitor, perdendo commesse internazionali e vedendo sfumare milioni di euro di turismo e produttività.
Non si deve però prendere spunto da queste letture, o da quelle di altri cronisti degli affari politici per tratteggiare i contorni dell'operato del Governo sui massimi sistemi: ovvero non è possibile dare un reale giudizio sulle azioni compiute da un esecutivo senza vederne i risvolti e lo sviluppo in termini temporali. Siamo osservatori inappropriati di questo tempo e mi duole dirlo ma non vedo nella scena politica italiana fenomeni tali di cui rimpiango la presenza alle redini del Paese in un momento tanto irripetibile. Per questo è superfluo criticare oggi nel merito alcune azioni.
La preoccupante mancanza di precedenti, di prassi e buone pratiche non esiste, ne è dimostrazione lampante l'operato della comunità scientifica internazionale, vittima del ricatto cinese, inerme di fronte ad un nemico impossibile da debellare attraverso l'azione politica democratica in contesti talmente diversi, figuriamoci dei neofiti della imperfetta macchina democratica.
Eh sì perché queste catene impediscono di agire, fortunatamente direi, aumentando l'impossibilità di essere attivi nella determinazione dell'evoluzione in risposta alla pandemia. Ci si prepara quindi ad una nuova fase di convivenza con un fenomeno destinato ad accompagnarci per mesi, tra timori, qualche scazzo e una mascherina sulla bocca.
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