1, 2, 3... Prova... Ok, adesso prendiamo in mano la nostra vita, guardiamola e concediamoci un momento di riflessione.

Fare autocritica, punto debole di ognuno di noi.
Iniziamo guardando la nostra esistenza da distante, come da un vetro, che forse ne distorce i contorni, i dettagli, traendoci in errore.
Si chiude una porta e si apre un portone, così si diceva, vero, ma talvolta un altro luogo comune la interpreta in modo diverso: Chi lascia la strada vecchia per la nuova sa quel che lascia non sa quel che trova... quindi la stessa situazione può essere narrata in duo modi distopici, completamente diversi, in opposizione, in quest'ultima accezione, sicuramente negativa ci pone di fronte alla possibilità di scelta da considerarsi a volte come debolezza, gravata da aspettative, realtà e scarsa capacità di prendere le giuste decisioni.
Bisogna però fare un distinguo, poiché non esiste per forza un meglio e un peggio, esistono le sfumature, le possibilità diverse, le sfaccettature che si presentano a noi, nascondendo le altre facce, portandoci da un momento all'altro da un capo all'altro delle nostre comfort zone.
Esiste un passato e un futuro, nel quale il punto interrogativo più grande rimane il presente, un quesito al quale non abbiamo tempo di rispondere.
Lasciarsi alle spalle un pezzo di se è un dovere morale, un imperativo sociale. Disattendere questa evoluzione ci espone all'essere giudicati, come timorosi e pavidi, nel voler conoscere sempre di più, attrezzandosi all'ignoto.
Ogni previsione, è mendace, fallisce miseramente, affievolisce le speranze e ci conduce all'impotenza cognitiva, poiché al confronto con la realtà ogni speculazione perde peso, quota, valore.
Le ambizioni forgiano una determinazione alla quale non basta essere soddisfatta, la sua fame rischia di divorarci, facendoci sprofondare nell'inadeguatezza, nello sconforto o peggio nella depressione.
L'essere è quindi sospeso tra l'incudine e il martello, di ambizioni e realtà, questa continua frizione ci forgia, correndo il rischio di incrinare gli aspetti più profondi, minando alla base autostima e coscienza del se.
Occorre impegnare, mettere tutte le proprie forze, per sterzare da una via tracciata, puntare verso un'altra traccia, sfidando prima di tutto se stessi con la possibilità sempre dietro l'angolo di incorrere in un testacoda, tanto pericoloso quanto ristoratore. Uno schiaffo all'ego, al senso di onnipotenza e controllo che cerca, ogni istante di sfidare le nostre paure, presentandocene di tanto in tanto, scendendo a patto con esse.
Uscire da un pantano, dover fare un Stop&Go di troppo o prendere una gran musata sono processi tanto naturali quanto umanamente devastanti, non sempre producono gli effetti benefici a cui ci appelliamo, in cui confidiamo.
Le situazioni negative insegnano, ma tali restano, ci segnano e rallentano il nostro incedere.
Lo capiamo soprattutto in momenti come questi, decantati come illuminanti e portatori di insegnamenti, producono invece mostri più egoisti e più timorosi, pronti a scegliere una strada più comoda e sicura, la scorciatoia o l'autostrada in cui incanalarci, non assecondando invece aspirazioni e motivazioni.
La sfida più importante la si gioca contro noi stessi, l'essere umano è di fatto tanto debole quanto bugiardo, mente a se stesso prima che agli altri, mescolando egocentrismo e sistematica ripetizione degli errori.
La perseveranza quale diabolica perversione, che ci spinge verso l'oblio del baratro della coscienza, appesi a giustificazioni e insoddisfazioni.
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