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  • @AleCarchia

Involuzione della specie

Siamo passati dall'essere squali, passando per il "trota" per diventare sardine.

Il racconto politico si può certamente stemperare in questi tempi bui, siamo certamente, desiderosi di un briciolo di umanità, e leggerezza ma di certo l'involuzione è sotto gli occhi di tutti.

La narrazione della politica vede, come logico lo stereotipo dello squalo come predatore, a caccia di consensi, disposto ad azzannare l'avversario politico, stritolarlo, brandirlo e tramortirlo... ferirlo alla morte senza divorarlo, perché sazio e compiaciuto dal gesto, dalla vittoria e dal gusto del sangue, molto più che dalla carne del suo bottino.

Allo squalo serve una preda, se ne deve nutrire a piccoli morsi così come uno stanco gatto gioca sadico con una ignara ed indifesa lucertola sul balcone assolato.


Lo squalo della politica italiana, lo si rivedere in immagini per lo più sgranate, ai tempi di una politica diversa, fatta da personaggi ingombranti, per il loro peso specifico in termini di influenza, prima che per la loro storia.

Craxi, Andreotti, Forlani e ancora Pertini, Cossiga e altri cognomi illustri hanno dimostrato, a fortune alterne quali siano le caratteristiche di quei politici immanenti, stabilmente impressi nell'immaginario comune.

Uomini prima ancora che politici, idealisti e per questo rivoluzionari, fedeli alla loro visione, visionari rispetto ai tempi che vivevano, attuali adesso come allora perché non promotori di se stessi, ma portatori di principi.

Bandiere reali issate da mandanti comuni, rispettabili anche per colori opposti, perché persone prima che politici ma soprattutto politici prima che personaggi pubblici.


La scuola politica dovrebbe essere insegnata dalle elementari, il bon ton della comunicazione in ambito sociale dovrebbe riprendersi il proprio spazio, a discapito di strilli, post sui social network e bombe ad orologeria tanto sulla carta stampata quanto sotto le auto o le sedi di partito.

La politica italiana ha visto un indebolimento della struttura partecipativa, la rappresentatività è ora inversa, in sostanza la decadenza della classe politica chiama masse sempre meno preparate, con sempre meno idee, influenzabili solo nella misura in cui gli stimoli che recepiscono da fonti esterne come vere, credibili e condivisibili fanno parte in realtà della stessa bolla nella quale sono inseriti.

Non vi è differenziazione nell'offerta, in sostanza tutti vendono la stessa cosa nel mercato del consenso.

La destra tende a sinistra e la sinistra tende a destra, con l'intento nemmeno troppo celato di allargare la platea dei consensi a discapito di identità, valori e veridicità.

A volte si sovrappongo, confondono e smarriscono.

Questo fenomeno permette quindi agli ascoltatori, sempre più passivi quindi, di non doversi soffermare sui concetti espressi da leader politici o partiti, di non dover creare ragionamenti propri, possono tranquillamente prendere pari-pari i concetti espressi ai piani alti e trasporli alla vita reale, come dogmi religiosi da difendere fino all'ultima arringa piuttosto che fermarsi e cercare di capire a quali ragionamenti sottendono.


Un leader conservatore ad esempio difende il suo interesse maturato con il tempo, sedimentato da consuetudini, privilegi, favori e convenienze. Impartirà alla platea sensazionalistiche paternali sui pericoli delle riforme, sulla perdita di valori, la sfiducia verso le istituzioni.

Il tutto parrà ovvio, sensato, logico e perfettamente realistico, senza tener conto della soggettiva descrizione di ciò a cui ci si oppone, da quale versante si vede una qualsiasi richiesta, presa di posizione o proposta.

Etichettare il diverso renderà ogni sua proposta irrealizzabile, un oltraggio allo status quo, da combattere strenuamente.

Resta primario conoscere i motivi che spingono determinati soggetti, classi o partiti a prendere decisioni tranchant: motivi personali, ideologici, politici, economici, sessisti, razzisti, buonisti... e così via.


La differenza di una buona politica, in questi termini, è un labile confine, che sfuma lentamente da una posizione all'altra ma che si basa su pre-concetti.

La buona politica dovrebbe essere quella che risponde agli interessi di una collettività seguendo una logica di efficienza, volta ad ottenere un consenso indiretto; Questa forma utopistica di "politica per" è stata violentata sino a diventare la sua stessa negazione... si fa politica per avere un consenso diretto, con l'obiettivo di fare politica.

Uno spirito di autoconservazione che alimenta una spirale viziosa che mira alla rigenerazione prima che alla buona pratica.

Si mette al centro del teorema il consenso come mezzo e fine, eliminando come scarti dall'equazione il benessere sociale, la legalità e l'efficacia dell'azione politica.


La storia recente della politica italiana ha preferito perseguire questo binario, partendo quindi da statisti, di ogni estrazione sociale, classe politica ed orientamento ideologico a burattini senza anima, i cui fili sono in mano ad interessi più grandi, lontani dalle esigenze dei cittadini quanto dalla politica stessa, diventata ora un mezzo.

Un esempio tanto insignificante quanto dimostrativo ci è dato dall'esperienza politica di una famosa famiglia della politica italiana.


Umberto Bossi, con tutti le proporzioni del caso, è stato uno degli ultimi politici ideologici, influente quanto Bonino o Pannella, in termini di ideali, egli credeva insieme a Miglio in una Italia diversa, con confini più stretti, irrealizzabile nella complessità del mondo globale del XX e poi XXI secolo.

Ma la sua era appunto una idea, una aspirazione, una meta... chi ci credeva e magari ci crede anche ora trova perfettamente logico per sua condizione sociale, geografica ed economica ad abbracciare quella chimera, promessa dal grande leader.


I detrattori erano meno cinici di adesso, contestavano l'idea appunto, ma non le persone, la discussione si svolgeva quindi su un altro piano, sul merito.

Si poteva disquisire sui pro e sui contro, sulla fattibilità o meno del progetto e coloro i quali negli anni hanno abbracciato la causa, hanno provato a renderla realizzabile fianco a fianco di chi non credeva ma rispettava l'altrui opinione.

Questo sogno è sopito, anche grazie agli uomini e donne, che sullo scranno di un Bossi in difficoltà hanno preso posto su una sedia più comoda, e l'hanno difesa strenuamente a costo di rinnegare l'ideale in favore di un benessere personale.

Come dicevamo appunto, se l'eredità politica di un leader a volte viene tradita, dal punto di vista della genealogia il destino è stato ancora più beffardo.

Le speranze di una dinastia si sono infrante molto presto sulla scorta di qualche magagna che poco lasciava spazio al candore di un cognome pesante negli anni '90:

La moglie in seconde nozze Manuela Marrone, titolare di una pensione da insegnante fin dall'età di 39 anni, si dice non sia stata ovviamente uno spot alla sua innata avversione verso i "terroni" date le sue origini isolane.


Il fratello Franco Bossi, pur essendo in possesso solo del diploma di licenza media inferiore, ha lavorato dal 2004 al 2009 come assistente parlamentare di Matteo Salvini quand'egli era eurodeputato, su di lui pende peraltro la condanna ad un anno in quanto avrebbe maltrattato a più riprese la convivente.


Il figlio primogenito Riccardo Bossi è stato condannato a Milano per appropriazione indebita aggravata a 1 anno e 8 mesi di carcere per 158.000€ sottratte ai fondi del Carroccio per spese personali, oltre ad essere stato denunciato per truffa da vari commercianti .


Il figlio terzogenito Roberto Bossi nel 2012 venne condannato dal giudice di pace a versare un risarcimento di 3.800€ in favore di un esponente di Rifondazione Comunista per una aggressione avvenuta due anni prima.


Il figlio secondogenito Renzo Bossi, è invece stato nominato membro dell'Osservatorio sulla trasparenza e l'efficacia del sistema fieristico lombardo nel 2009, organismo istituito su iniziativa della Lega ed il suo compenso di 12.000€ mensili ha destato dubbi e malumori.

Rassegnò le dimissioni irrevocabili da consigliere regionale per motivi personali a seguito delle inchieste di diverse procure in merito alle indagini sui rimborsi elettorali; Che a dire degli inquirenti sarebbero stati distratti per pagare alcune spese personali.


La sua storia è però certamente più ricca di dettagli, tra esternazioni poco felici e alcune concreta difficoltà a prendere il diploma di maturità la sua figura si è resa celebre per l'assegnazione da parte del padre dell'etichetta di "Trota", declinazione della figura di delfino del senatore Bossi, che si poteva presumere portasse avanti l'eredità del padre. Il suo ritiro dalla scena politica è stato l'eccezione che conferma la regola: inadeguatezza, incapacità e poca trasparenza.


Emblematico come nel 2012, durante un controllo della Guardia di Finanza venne rinvenuto un diploma di laurea triennale in Gestione Aziendale conferito a Renzo due anni prima dalla Facoltà di Economia dell'università privata Kristal di Tirana, in Albania.

Secondo la facoltà, Bossi si sarebbe iscritto ai corsi in direzione aziendale in lingua albanese prima di aver ottenuto il diploma di maturità. Successivamente vennero presentate delle domande di riconoscimento della laurea albanese in Italia, in seguito ritirate all'indomani delle perquisizioni disposte in merito allo scandalo sulle appropriazioni indebite.

Nel 2013 Renzo Bossi è stato indagato per corruzione e abuso d'ufficio per aver conseguito, come riferito da Saimir Tahiri, ministro dell'Interno albanese "la laurea in scienze sociali senza essere venuto un solo giorno in ateneo e senza aver mai seguito le lezioni nelle università private albanesi".


Come si evince, lo sfottò ha preso naturalmente piede, non innescando però meccanismi di autodifesa che potessero mettere la politica al riparo da personaggi discutibili o anche solo inadatti al ruolo.

La brutalità della realtà è tornata oggi sotto gli occhi di tutti a causa di un ribaltamento di paradigma, meglio stupidi che ladri.

Il concetto di fondo nasce da una lotta di classe iniziata a partire dalle prime schermaglie populiste, non si sa bene quando.

C'è chi dice dall'ascesa di Salvini, chi ancor prima dall'esplosione del fenomeno Lega Nord in Lombardia, chi dall'ascesa politica di un uomo come Berlusconi, che parlava di taglio alle tasse, sicuramente una bella dimostrazione è stata la trasmutazione da comico a politico di Grillo.

La natura stessa del Movimento 5 Stelle è stato volano per una istituzionalizzazione del termine, spostandone il campo d'azione, rendendolo cool, positivo e aggregante.

Con i populisti al Governo, chi solo adesso i nuovi aizzatori delle folle, pecore di un gregge senza capo ne coda? La risposta non c'è... dai Forconi ai Gilet Gialli, le dimostrazioni di associazionismo trasversale anti-politico ma che racchiude in se diverse forze di frattura nell'orizzonte del parlamento si sta riproducendo con una certa continuità nel panorama politico italiano.


Per populismo si intende genericamente un atteggiamento ed una prassi politica che mira a rappresentare il popolo e le grandi masse esaltandone valori, desideri, frustrazioni e sentimenti collettivi o popolari.

Questo ciò che riporta Wikipedia, anche se sappiamo che la lettura che si da al termine, è spesso influenzata da una connotazione negativa, se non dispregiativa.

Il populismo è di fatto l'urlo di una "folta minoranza", indignata nei confronti di un establishment ingiusto...


Nella moderna narrazione politico-sociale italiana, il Movimento delle sardine, rappresenta di fatto l'ultima creatura associazionistica trasversale che muove masse per opporsi a qualcosa.


Il movimento nato tre anni fa si è da subito dichiarato in opposizione al populismo, appunto, e al sovranismo che, a dei dei promotori caratterizzano alcuni partiti della destra italiana.

Le Sardine, a livello statuale, dichiarano di non essere legate ad alcun partito, di avere come fonte di ispirazione principale la Costituzione italiana e di perseguire principalmente gli ideali dell'antifascismo e della lotta alla discriminazione razziale.


Secondo Jasmine Cristallo, una delle coordinatrici del movimento, la collocazione politica del movimento si definisce di stampo gramsciano; Mentre secondo Mattia Santori, uno dei fondatori e loro Leader, la maggior parte dei partecipanti al movimento si riconosce nei valori della sinistra.

Questa sfasatura in termini crea una grossa confusione, proviamo a fare chiarezza: si tratta un movimento riconducibile ad un elettorato di sinistra che crea una formazione a-politica per rivendicare valori di sinistra in contrasto ad una forza politica di destra.

Un case-study per l'insiemistica insomma, da mandare in frantumi equazioni e logiche di rappresentatività.


E' così che "stretti come sardine", desiderano riempire le piazze, e altresì muovendosi in gruppo con forza superano le loro debolezze... Nulla di molto distante dal concetto del Movimento pentastellato dove "Uno vale Uno".

Dove l'insieme conta tanto quanto il singolo, dove la rappresentatività non esiste in quanto non riconosciuta ma dove alcuni personaggi, come è ovvio che sia, emergono, per esserne voce, megafono e rappresentanti.


Il terzo personaggio sul quale continuare la narrazione di questa "involuzione della specie ittica" non può che essere il loro leader, il quale apoliticamente si è aggiudicato un seggio nel Consiglio Comunale di Bologna.


"Desidero esprimere vicinanza al consigliere Celli e alla sua famiglia per il fatto increscioso avvenuto lo scorso giovedì. Nei pressi di Monzuno due cani scappati al controllo del padrone si sono avventati sulle oche che la famiglia Celli tiene nel giardino della propria abitazione"

Questo l'incipit del suo intervento in consiglio, ribattuto da stampa e agenzie, rimarcato e studiato, difeso, criticato o esaltato con improbabili voli pindarici.


Eccoci di fronte al nuovo che avanza, classe 87 laureato in Economia e Diritto con una tesi su “Il fantasma del Tav spaventa le grandi opere italiane. Consenso e partecipazione nelle politiche infrastrutturali del nostro Paese”. Una mente sicuramente più sviluppata rispetta ad alcuni dei personaggi precedentemente citati, un ragazzo della provincia, una Bologna universitaria attiva e pro-attiva. Un personaggio profondamente ambientalista, che per lavoro si dedica alla ricerca per i mercati energetici. Fa parte del Rie (Ricerche industriali ed energetiche), una società privata che lavora nel mondo dell’energia attraverso attività di consulenza e ricerca e che cura, tra le altre cose, anche una testata sulle energie rinnovabili di cui è anche redattore.

Un uomo mite, non sopra le righe, volenteroso ma sicuramente molto più vicino all'odierna concezione di personaggio pubblico, insomma più trota che squalo;

Perde una parte dei suoi consensi quando, dopo aver cominciato a smuovere masse fuori dalla politica, cade nel gioco perverso: se non sei dalla mia parte sei mio nemico.

Per questo entra nelle file del PD, scontentando parte della sua base, film già visto in passato con altri personaggi provenienti da spettacolo, magistratura, cultura e sport.

Oltre al presunto tradimento, quello di non essere più un duro e puro, lo scivolone della pubblicazione di una foto che lo ritraeva insieme a Luciano Benetton e Oliviero Toscani, non proprio due sindacalisti o partigiani, ha dato qualche spallata alla sua figura, come la sua risposta, commentando a freddo l'episodio con un netto “errore mio”.

Altra discutibile scelta, a dire della sua stessa base, quella di prendere parte come ospite alla trasmissione Amici condotta Maria De Filippi, sulle reti Mediaset, con anche qui le postume scuse “fidatevi di noi” per placare i malumori.

Questo piccolo excursus tra i personaggi, più o meno rappresentativi, di una innegabile discesa qualitativa della rappresentanza, che ogni volta si rinnova, inseguendo la modernità del ruolo, sacrificando sull'altare della democrazia, competenza, purezza, idealismo e professionalità

"Meglio stupidi che ladri", questa la filosofia italiana e non solo, che sta caratterizzando la riforma della nuova classe politica, delle nuove organizzazioni sociali e della vita pubblica in generale.

Senza che ci sia stata in definitiva una vera e propria cura alla ruberia, anzi di casi che fanno clamore ne è piena la cronaca.

Quindi teniamoci gli onesti, brandiamo bandiere e striscioni e gettiamoci in piazza a dispensare potere ed ego a persone qualunque.


Ripudiamo la politica dei politici, così come dovremmo ripudiare la cucina degli chef o la l'ippica dei fantini... da squali affamati a spenti acciughine dall'occhio vitreo.


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