Le nostre società si stanno convertendo, tutte, a diverse velocità, con diverse accezioni, ma con una profonda spinta verso una vera e propria Dittatura digitale
Stiamo costruendo, nuove società, lo stiamo facendo da tempo, oltre due secoli di sviluppo economico hanno accelerato un processo ma fatalmente quest'anno non ha fatto altro che estremizzare, esasperare ed imporre a livello sociale questa tendenza.
Tra clima, privacy e diritti sociali agitiamo cartelli, e distraiamo noi stessi da una imperativa e non democratica decisione autodistruttrice dall'umanità, la quale sembra muoversi come direzione verso l'autoannullamento, nonostante siano ormai palesi le difficoltà nelle quali la società contemporanea fatica a trovar risposte.
Siamo calati in una profonda crisi delle libertà, in primis quella espressiva, fondamento delle capacità interpretative rispetto la realtà che ci circonda, a causa di una coercizione del pensiero, una epurazione del pluralismo, una ghettizzazione del pensiero difforme, non appiattito su quello che comunemente definiamo unico.
L'impero del pensiero unico, politicamente e socialmente ritenuto opportuno, corretto e certificato si è fatto forza, poggiandosi alla stampella delle nuove forme di comunicazione mass-mediali, che interagiscono nel profondo, scandagliando il sentimento dell'opinione pubblica, incensando e censurando ad arte, sotto procura di talune forze, sempre meno sommerse, che rielaborano i punti di vista, scartano taluni ritenuti poco congeniali e certificano gli altri, conformi alla dottrina corrente.
La forma di censura, ad imitazione del IXX secolo, utilizza gli stessi metodi, ma a differenza della carta stampata, talvolta ritenuta deviata adesso assume una rilevanza maggiore. Il controllo nell'universo dei media non è in capo ai singoli governi ma a società internazionali, garanti, controllori e censori plenipotenziari sulla pletora dell'informazione libera.
La contraddizione quindi si palesa nella definizione di libertà di stampa, o di informazione, che nel XXI secolo diventa ossimoro, presentando il conto alle società e ai cittadini di una scrematura delle notizie alla fonte, bollando il pensiero alternativo come sovversivo.
Il blocco dei profili social, l'incapacità di far rispettare norme sui diritti civili, la demonizzazione delle ideologie, preferendo omologazione e adesione a metodi interpretativi della realtà, a costo di distorcere la lettura della stessa, a partire dalle esigenze delle persone.
Il concetto del Me First! torna ad essere attuale, quale autoreferenzialità, a discapito della visione d'insieme, l'obiettivo è quello di predeterminare, suddividere e classificare le idee altrui, svilendoli e diffamandoli, sotto l'ombrello della certificazione ed omologazione del pensiero dove si nascondono pochi soggetti al comando.
Il XXI, in questo contesto di distorsione della realtà narrativa ci presenta una equazione nuova nella quale l'uomo si sta ritagliando a sue spese una posizione: CB x CC x D = AHU, ma andiamo con ordine.
CB. Sono le Conoscenze Biologiche, ovvero tutte quelle informazioni che noi definiamo dati personali, e come tali ascrivibili ad una sfera intima, non pubblica per definizione, oggetto di tutela e dalle quali discendono importanti implicazioni riguardo orientamenti politici, sessuali e religiosi.
CC. Possiamo definirle Capacità di Calcolo, per le quali intendiamo definire la tecnologia, che permette sempre di più di trattare una imponente mole di dati con l'obiettivo di ottenere, statistiche raggruppamenti, insiemi e tendenze.
D. Sono semplicemente i Dati, la benzina della tecnologia, un maggior numero di dati da un maggior numero di soggetti per affinare la precisione dell'indagine statistica, rilevando più fini criteri di ricerca e valutazione.
AHU. Oltre all'uguale, quindi come risultato di questa moltiplicazione di fattori troviamo l'Abilità di Hackerare gli Umani, nulla di fantascientifico poiché grazie alle conoscenze biologiche delle persone, le capacità tecniche acquisite e la mole di dati con cui interagire possiamo ottenere gli strumenti da utilizzare per corrompere le persone, per controllarle, con l'obiettivo di sostituirle, sino a svuotarli.
Il potere delle agenzie, dei gruppi imprenditoriali che detengono il potere intrinseco al possesso di dati personali, gusti, opinioni politiche, orientamenti e preferenze di milioni di utenti nel mondo permettono loro e a chi acquista i loro servizi di manipolare attraverso la previsione le scelte delle persone.
La tendenza però appare più funesta rispetto alla semplice profilazione ad uso commerciale, di fatto il problema non risiede nel possesso di dati su gusti e preferenze con le quali si determinano campagne commerciali, advertising e suggerimenti, piuttosto la manipolazione produce attraverso l'IA la capacità di prendere le decisioni al posto delle persone, rimpiazzandole, come marginali all'interno del processo produttivo o decisionale.
Governi e grandi gruppi imprenditoriali, sono e saranno sempre più in grado di manipolare visione, aspettative e comportamenti delle persone, attraverso una accurata predizione dei suoi gusti, inclinazioni consuetudini, riproducendo l'agire discrezionale umano sulla base di milioni di informazioni che profilano ogni sfaccettatura dell'utente, tracciato in ogni sua attività.
L'idea di essere oggi controllati e controllabili non deve apparire fantascientifica, vi sono già oggi realtà che vivono nel grande fratello dell'informazione, interi Stati fondano il controllo sociale sul tracciamento costante della popolazione attraverso l'analisi di parametri vitali, orientamenti, gusti e consuetudini.
Non sono presagi funesti di un futuro ancora remoto, ma sono realtà messe in campo da governi, istituzioni e gruppi imprenditoriali tecnologici, che già oggi dispongono di vere e proprie copie digitali delle nostre "coscienze", con esse modellano campagne d'odio, diffondo fake news, danno vigore a tesi politicamente inaccettabili, amministrando nel pieno di una legalità unilateralmente riconosciuta.
Con la scusa della sicurezza nazionale e della salute, ci si sostituisce alle intenzioni dei cittadini costruendone un'immaginifica versione digitale, che si muove su binari calcolati, utili a prevedere, influenzare e consigliare partiti politici, governi ed istituzioni.
Si passa da umani ad algoritmi, nei quali tutti noi ogni giorno ci interfacciamo, accettandone distrattamente i rischi, sottoscrivendone le prescrizioni, non approfondendo mai il bugiardino degli effetti collaterali, rinchiudendoci in gabbie al grido di libertà.
Quotidianamente le diverse facce di ognuno di noi si mostrano su Google, per le nostre ricerche, rafforzando i nostri ideali, rassicurandoci e dandoci motivo di condividere le proprie esperienze, fornendo le nostre posizioni geografiche. Su Facebook invece, proponiamo le nostre storie, mettendo in piazza la nostra vita, coinvolgendo i nostri contatti, esponendo pubblicamente immagini, parole, aspirazioni ed esperienze. Su YouTube, offriamo agli algoritmi spazio di sottoporci contenuti sempre più specifici, particolari e auto-referenziali.
Questo ragionamento vale per tutti gli altri social network, da Instagram a Twitter, da TripAdvisor sino a Snapchat.
Forniamo i nostri dati nelle nostre ricerche di lavoro, nell'interazione con un portale di una banca o per trovare la nostra anima gemella, in qualche sito di incontri.
Tutti questi riflessi di noi convogliano nella tecnologia, la rafforzano, scollando dalla sfera personale il margine discrezionale caratteristico degli esseri umani.
Stiamo perdendo di fatto la capacità di comprendere la macchina nella quale siamo inseriti, basti pensare che si stima che al momento l'un percento della popolazione mondiale possa decifrare il funzionamento della finanza, una percentuale che grazie alle tecnologie ed algoritmi si riduce, conducendoci in tendenza entro la fine del secolo allo zero.
La vita organica, composta dalle persone come entità sociali, che vivono in società, tende a perdere di consistenza, importanza e rilevanza nelle scelte fondamentali dell'umanità a causa della vita inorganica rappresentata dall'intelligenza artificiale, armata dalla tecnologia come vera dinamo dell'evoluzione umana.
Esempio di ciò è il ricorso sempre più massiccio alla tecnologia in appoggio, o in sostituzione dell'essere umano, dove governi, corporazioni ed eserciti mirano ad implementare le capacità delle persone, renderle perfette, infallibili poiché programmate e già testate.
Aumenta quindi la forbice tra personalità umana e capacità cognitiva, perfezionata e modellata da perfetti algoritmi che elaborano miliardi di informazioni: la tecnologia non è deterministica, ma è frutto di un elaborazione, tecnicismo che tende alla perfezione, evitando la fallibilità umana e la sua innata possibilità di cambiare verso e opinione.
Ci stiamo avviando a conoscere la corporazione globale, una risposta globale ad una domanda globale, ispirata alla lotta al nucleare, la protezione dell'ecosistema, l'abolizione della povertà, ecc... tutte queste tematiche di fatto permeano ogni livello della società, definendo aprioristicamente le mosse di partiti, istituzioni e realtà economiche e produttive.
La politica come la conosciamo, assume quindi la sostanza di un teatrino, i leaders si pongono in contrapposizione su tematiche quali nazionalismo e globalismo: la loro falsa lotta di posizioni si scontra con una cruda realtà, in quanto entrambi gli schieramenti di pensiero ricercano attraverso la cooperazione, di raggiungere il loro fine ultimo, cadendo nell'utilizzo dello stesso strumento.
Chiarendo questo punto possiamo dire: "Se vuoi far parte di questo sistema, per combattere il tuo antagonista devi rispettare delle regole" qui entra in gioco il cortocircuito, il rispetto delle regole definibili da entrambi è la cooperazione, che altro non è, in ultima analisi il globalismo. Ci si illude, impedendo una effettiva competizione, parandosi dietro la mal celata speranza che le regole che si rispettano siano oneste, rendendo giustizia ad entrambe le visioni.
Possiamo concludere definendo l'attuale sistema in cui siamo inseriti come sovversivo della "Legge della giungla", per la quale ogni stagione, si evita di farsi la guerra, per spirito di conservazione, la si alterna alla pace, come intervallo tra conflitti, naturali e fisiologici.
Questa legge, tanto antica quando l'uomo stesso è stata rotta, disattesa dalla modernità, dalla fondamentale ricerca di prosperità e crescita proprio attraverso la pace, quest'ultima non è più quindi una parentesi tra conflitti ma un imperativo per il quale si costruisce un ordine globale, una grande casa, dove sanare divergenze, appianare conflitti e creare una società di automi, mossi e animati da un artificio.
Prepariamoci al peggio, siamo entrati nel secolo delle Colonie Digitali.
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